In un’epoca segnata da cambiamenti climatici, crisi ecologiche e crescente urbanizzazione, l’architettura si sta trasformando da disciplina costruttiva a strumento di rigenerazione ambientale e sociale. In questo contesto, biofilia e architettura rigenerativa emergono come approcci complementari e sinergici, capaci di ridefinire il modo in cui viviamo, progettiamo e costruiamo i nostri spazi.
Cos’è la Biofilia nell’Architettura?
La biofilia, concetto reso popolare dal biologo Edward O. Wilson, descrive la nostra innata attrazione verso la natura. In architettura, questo si traduce nella progettazione di edifici che favoriscono il contatto diretto e indiretto con elementi naturali, migliorando il benessere fisico, mentale ed emozionale degli abitanti.
Elementi chiave della biofilia in architettura:
- Uso di luce naturale, ventilazione e materiali organici;
- Integrazione di verde verticale, tetti giardino, e piante indoor;
- Creazione di spazi multisensoriali ispirati a forme e processi naturali;
- Connessioni visive e fisiche con paesaggi esterni e ambienti naturali.
Studi recenti dimostrano che ambienti progettati in chiave biofilica riducano lo stress, aumentino la produttività e migliorino le performance cognitive, con benefici evidenti in contesti residenziali, scolastici e lavorativi.
Architettura Rigenerativa: Oltre la Sostenibilità
Mentre l’architettura sostenibile cerca di “fare meno male”, quella rigenerativa ambisce a fare attivamente del bene. Non si limita a ridurre l’impatto ambientale: punta a riparare gli ecosistemi, rafforzare la biodiversità e restituire valore al territorio.
Caratteristiche dell’architettura rigenerativa:
- Uso di materiali locali, rinnovabili e a basso impatto (come canapa, terra cruda, paglia, micelio);
- Edifici che producono più energia di quella che consumano (edifici a energia positiva);
- Sistemi di raccolta e filtraggio dell’acqua piovana, fitodepurazione e compostaggio;
- Coinvolgimento delle comunità locali e valorizzazione dei saperi tradizionali.
È un approccio sistemico, che non guarda solo all’edificio, ma al suo ecosistema sociale, culturale e ambientale.
Biofilia + Rigenerazione: una sinergia naturale
Quando biofilia e rigenerazione si incontrano, nascono ambienti viventi, capaci di adattarsi, evolversi e rigenerarsi nel tempo. Un esempio emblematico è la “Living Architecture”, dove l’edificio diventa un organismo attivo, in grado di respirare, crescere e interagire con il contesto.
Esempi concreti:
- Bosco Verticale di Stefano Boeri a Milano, dove la natura diventa parte strutturale dell’edificio;
- New Habitat 2025 di Mandarini Design, una smart home biofilica che combina tecnologia, materiali naturali e comfort psicologico;
- Progetti del Living Building Challenge, lo standard più avanzato al mondo in tema di edilizia rigenerativa.
Verso Città Rigenerative
Applicare questi principi su scala urbana significa riprogettare interi quartieri come ecosistemi viventi. Significa passare da “smart city” a “wise city”, dove tecnologia, natura e cultura collaborano per il benessere di tutti gli esseri viventi.
Politiche urbane lungimiranti, come quelle ispirate al New European Bauhaus, stanno già promuovendo una transizione estetica, etica ed ecologica nelle città europee.
Conclusione
Biofilia e architettura rigenerativa non sono solo tendenze, ma paradigmi emergenti per affrontare le sfide del XXI secolo. Edifici che respirano, si adattano, rigenerano e ci riconnettono alla natura non sono più utopie, ma prototipi concreti di un futuro abitabile e resiliente.
Perché costruire non deve più significare “consumare”, ma rigenerare vita – dentro e fuori di noi.