La forza dell’alveare

La forza dell’alveare

L’argomento  di grande interesse per tutti gli apicoltori e non solo. Si sa,  riconosciuto da tempo, che un alveare “forte”  pi dotato per superare le avversitˆ, malattie, produce di pi, sciama.
L’apicoltura a scopo di reddito ha sempre visto la sciamatura come problema economico, e quindi optato per alveari non troppo “vivaci” e gestibili in numero molto maggiore.
E’ avvenuta una selezione al contrario.
La “forza” dell’alveare  una stima che l’apicoltore fa con esperienza, molto suggestiva, ma sovente  fallace. Capita infatti di stimare arnie molto forti perchŽ ricche di Api che per˜ producono pochissimo vicino ad arnie apparentemente deboli che invece danno buoni raccolti; vi sono arnie molto popolate di Api in primavera che dopo un paio di settimane appaiono quasi alla sopravvivenza ed esigono nutrizione di soccorso.
La stima della forza, basata sul numero di Api  evidentemente errata, o perlomeno parziale.
Il motivo  legato all’evoluzione dell’alveare nella gestione delle singole Api.
Si dice, e si  scritto, l’Ape vive circa un mese; per 2 o 3 settimane lavora all’interno dell’arnia e poi diventa bottinatrice fino alla fine della sua stessa vita e questo  abbastanza vero per il periodo estivo.
Sappiamo ache che le Api autunnali vivono mediamente 5 o 6 mesi, ma in primavera? La vita media  di soli 10 giorni!!
Sappiamo ci˜ da quarant’anni, grazie agli studi del Prof. Wille di Berna, proseguiti fino al 1990. questi fatti sono stati confermati oltre che in Svizzera anche in Germania, Austria, Slovenia, Italia. (a) Questo sicuramente stupisce molti e non essendoci ancora spiegazioni scientifiche di questa evoluzione la questione non viene divulgata.
E’ chiaro che un alveare pieno zeppo di Api con vita media 10 gg. Vale molto meno di un altro con Api che coprono 5 o 6 favi ma con la vita media di 25-30 giorni.
Un altro aspetto importante  dato dalla considerazione che a fine inverno le Api longeve, svernanti, muoiono gradualmente e vengono sostituite con Api a vita breve anch’esse gradualmente; ma in numero maggiore. Vi sono sempre nella popolazione entrambi i tipi, in proporzione diversa col procedere della stagione, anzi appare un terzo tipo: l’Ape di campo o l’Ape da lavoro o estiva con vita media di 30 o 40 gg. Questa evoluzione non  netta ma  armonica e progressiva con la stagione. Un alveare quindi ben popolato pu˜ produrre poco raccolto semplicemente perchŽ non  ancora pronto, cio la percentuale di Api da lavoro  ancora troppo bassa. Ma che senso ha tutto ci˜? Wille non riesce a spiegarselo.
(a) Pubblicati in italiano dalla F.A.I. nel libretto:
Strategia di sopravvivenza delle colonie di Api. Eppure un senso esiste:  il modo pi efficiente economico e rapido che consente all’alveare di arrivare a “regime” velocemente col minimo di spesa energetica possibile. Il filo conduttore  la pappa reale: prodotto da apposite ghiandole  l’elemento pi prezioso nell’arnia, la sua produzione  limitata, ogni Ape ne dispone una certa quantitˆ che non pu˜ aumentare a volontˆ:
Le ghiandole regrediscono e la produzione  completamente slegata dall’ambiente. Sappiamo tutti che la Regina essendo allevata e nutrita solo con pappa reale pu˜ vivere alcuni anni, una regina suppletiva o di emergenza pu˜ vivere qualche mese fino ad un anno a seconda della qualitˆ dell’alimentazione di quando era larva. Un’Ape invece viene cresciuta inizialmente con pappa reale (3 giorni circa) e successivamente con miele polline e la vita si accorcia come sappiamo.
I consumi di una larva d’Ape nei primi tre giorni  meno del 5% dei tre giorni successivi! Per una questione di dimensioni.
Abbiamo quindi un’operazione di grande risparmio di pappa reale da parte dell’allevatore che in questo modo pu˜ allevare un numero maggiore di larve (a vita breve) e il polline, per quanto molto proteico e di alto valore nutrizionale  solo un surrogato della pappa reale.
Durante il periodo di maggior quantitˆ di Api a vita breve, cio fine inverno, inizio primavera osserviamo un’espansione della covata che pu˜ aumentare di due o tre volte in sole tre settimane!
In questo periodo assistiamo ad una grandissima importazione di polline, che diminuirˆ in relazione alle necessitˆ con l’avanzare dell’estate. Wille riscontra che elevate importazione di polline corrispondono spesso ad una riduzione della vita media dell’Ape.
Il motivo di questa strategia  quello di allevare Api a vita breve in modo molto economico al solo scopo di allevare altre Api ma in numero maggiore, poi non servono pi.
All’inizio della primavera con la covata su due favi ci darˆ 3 settimane dopo 4 favi di covata e dopo un mese e mezzo 8 favi completamente pieni!
A questo punto non  pi possibile proseguire cos“; i limiti fisici dell’arnia, i limiti di deposizione di uova della Regina producono un arresto del sistema.
Un’Ape nutrice a questo punto non deve pi razionare la pappa reale con diverse larve, ma con pochissime, iniziando cos“ la produzione di Api a vita media (Api da lavoro), l’importazione di polline diminuisce poichŽ ne occorre molto meno.
Si entra nella stagione della sciamatura.
L’alveare  adulto. Va detto che  possibile la sciamatura con Api che vivono solo 10 – 15 giorni.
Come tutti gli esseri viventi prima devono crescere, poi possono pensare a rprodursi!
A questo punto l’alveare  pronto per il raccolto di miele per la sciamatura.
Ma che succede quando si inverte il meccanismo?
Se per esempio vi  una persistenza di maltempo o siccitˆ viene a diminuire l’importazione di nettare e polline e conseguentemente vengono utilizzate le scorte. La Regina verrˆ sottoalimentata e deporrˆ meno uova. Dopo alcuni giorni avremo disponibili un numero elevato di nutrici che si occuperanno di poche larve, sovralimentadole di pappa reale creando cos“ le Api longeve e svernanti.
In pratica, ogni volta che l’alveare espande la covata si accorcia la vita media, ogni volta che si riduce la covata si allunga la vita delle Api automaticamente.
Tutto il meccanismo  di estrema efficienza, elasticitˆ, semplicitˆ e si autoequilibra in ogni situazione. Non mancano considerazioni pratiche di tutto ci˜: molti inspiegabili spopolamenti primaverili possono avere alla base una grande vulnerabilitˆ dell’alveare in quel momento,
Molti spopolamenti o mortalitˆ all’epoca delle fioriture dei frutteti dovuti a pesticidi agricoli diventano importanti anche con basse quantitˆ di veleni; infatti in estate l’uso di pesticidi in agricoltura  10 volte maggiore che in primavera, ma non provoca gli stessi danni.
Per rendersi conto meglio della modulazione dello sviluppo dell’alveare dobbiamo inserire in un grafico oltre al numero di Api anche il valore di vita media, moltiplicando cio il n¡ di Api in un certo momento per la sua aspettativa di vita (giorni/Ape).

-NOVEMBRE: nell’alveare in questo mese abbiamo quasi esclusivamente api longeve con un’aspettativa di vita di 150 giorni, in quantitˆ di circa 8.000, cio 1.200.000giorni d’Ape: la “forza” massima col minimo di individui.
-DICEMBRE: le Api invecchiano, l’aspettativa di vita diminuisce, il n¡ di Api  stabile.
-GENNAIO: le Api longeve hanno consumato pi della metˆ della loro vita, inizia un po’ di covata nuova ma di sole poche centinaia di celle che non cambiano il potenziale.
-FEBBRAIO: covata su 2 favi, Api svernamenti sfarfallate a settembre iniziano a sparire, l’aspettativa di vita  ormai quasi esaurita.
-MARZO: la covata si espande, il n¡ di Api aumenta ma sono tutte a vita breve, le Api svernanti ormai sono esaurite. -INIZIO APRILE: la covata si espande al massimo grazie alle Api di vita breve(10 giorni di vita media). é il momento di maggior debolezza dell’alveare, sebbene vi siano giˆ 20-30.000 individui.
-FINE APRILE: la covata ha terminato da 2-3 settimane la sua espansione numerica, sfarfallano finalmente le Api a vita media: 30-60 giorni probabili.
Il ricambio  completo, il numero di Api da 60 giorni aumenta, la possibilitˆ di sciamatura anche; sarebbe stata impossibile prima con Api a vita da 10 giorni.
Una considerazione pratica: un alveare forte in primavera dipende prevalentemente dalla quantitˆ di covata sfarfallata a settembre e ottobre.
N.B.
L’U.C.E.P.E a fine settembre in collaborazione con Gigi Nardini (presidente del dipartimento apicoltura dell’U.C.E.P.E. hanno scelto Dino Lendaro autore di queste ricerche per consegnare il premio al miglior ricercatore del 2009 del settore, con l’Ape doro che sarˆ consegnata presso il Comune di Cividale del Friuli

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