miele che cola in un barattolo di vetro

Crescono i consumi di miele nel 2020, grazie alle giovani famiglie che, complice la pandemia, hanno riscoperto questo prodotto. Lo rivela il rapporto Tendenze Miele pubblicato all’inizio di dicembre da Ismea, secondo cui è stata proprio l’emergenza sanitaria e la maggiore attenzione alla salute a spingere verso l’alto le vendite di un prodotto percepito da molti come salutistico.

Nei primi nove mesi del 2020, le vendite hanno fatto registrare una crescita del 13% in volume rispetto all’anno precedente. Ma i dati più interessanti riguardano l’identikit dei consumatori che si celano dietro questo trend: nuove famiglie (+56%) e nuclei con figli adolescenti (32%), con un reddito medio-basso (+25%) e residenti nelle Regioni del Sud Italia (+23%). Una netta inversione di tendenza rispetto a quanto si registrava fino al 2019, quando il miele era acquistato soprattutto da famiglie con componenti adulti e coppie di anziani (70% di tutte le vendite) benestanti del Centro-Nord.

Le vendite di miele nel 2020 sono aumentate grazie a una base di nuovi consumatori che hanno riscoperto questo prodotto

Le catene della grande distribuzione costituiscono il canale di vendita principale del miele in Italia, con i supermercati in testa che coprono il 43% del totale. Seguono ipermercati (28%) e discount (21%), con il resto degli acquisti nei negozi (8%) e in minima parte direttamente dal produttore.

Se il netto aumento delle vendite è una notizia decisamente positiva, nel mondo del miele italiano non è tutto rose e fiori. In primis c’è la questione dei prezzi, che negli ultimi anni hanno registrato un costante aumento. A livello mondiale tra il 2013 e il 2019, il prezzo del miele è cresciuto del 25%, mentre quello dello zucchero scendeva del 30%, come conseguenza della maggiore richiesta di dolcificanti naturali alternativi.

Tutto questo, si è tradotto in un progressivo aumento dei prezzi medi del miele italiano al consumo che sono passati dai circa 8 €/kg del 2013, agli 8,99 €/kg del 2020. Cifre che mettono in difficoltà il prodotto nazionale di fronte al miele estero, se consideriamo che quello proveniente dai Paesi dell’Europa orientale si importa a poco più di 3 €/kg, mentre quello cinese addirittura a 1,25 €/kg.

La concorrenza del prodotto straniero non è l’unico problema per il miele italiano. Sebbene la produzione del 2020 – pari a 17 mila tonnellate – fosse in leggero aumento rispetto all’anno precedente, resta comunque al di sotto delle potenzialità. Secondo il rapporto Ismea prosegue la tendenza negativa su gran parte del territorio nazionale, dovuta principalmente agli effetti del cambiamento climatico sulla disponibilità di nettare per le api, ma anche per le morie causate da usi impropri di pesticidi e i danni provocati dai parassiti.

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